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19 agosto 2025

Europa e mondo

Dall'ILO una convenzione sui rischi biologici in ambito lavorativo

La Convenzione n. 192 invita gli Stati membri a formulare politiche nazionali e ad adottare misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro che includano la prevenzione dei rischi biologici e la protezione contro tali rischi, come pure lo sviluppo di dispositivi di pianificazione e  risposta alle situazioni di emergenza e agli incidenti

Dall'ILO una convenzione sui rischi biologici in ambito lavorativo

Nel corso della 113ª Conferenza internazionale del lavoro, conclusasi il 13 giugno, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha adottato la Convenzione n. 129 che invita gli Stati membri a formulare politiche nazionali e ad adottare misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro che includano la prevenzione dei rischi biologici e la protezione contro tali rischi. La Raccomandazione che accompagna la Convenzione (Raccomandazione sui rischi biologici nell'ambiente di lavoro, 2025 n. 209) fornisce indicazioni dettagliate sull’attuazione di tali misure, tra cui la valutazione del rischio, i sistemi di allerta precoce, le misure di pianificazione e di risposta (ad esempio in caso di epidemie o pandemie) come pure la formazione.
Convenzione e Raccomandazione rappresentano primi strumenti internazionali vincolanti che disciplinano in modo completo i rischi biologici sul luogo di lavoro.

La Convenzione adotta un approccio sistemico alla gestione dei rischi biologici nei luoghi di lavoro, stabilendo obiettivi chiari e principi fondamentali. Gli Stati membri e i datori di lavoro sono chiamati a sviluppare politiche nazionali e a implementare misure preventive efficaci, basate sul principio della gerarchia dei controlli, con l’obiettivo prioritario di eliminare o ridurre i rischi biologici alla fonte.

Un elemento centrale del testo è il coinvolgimento attivo dei lavoratori, che devono essere informati, formati e messi nelle condizioni di partecipare alle decisioni in materia di salute e sicurezza. La Convenzione tutela il diritto di denunciare condizioni rischiose senza timore di ritorsioni e garantisce la possibilità, per il lavoratore, di rifiutare lo svolgimento di attività pericolose per la propria salute.

Viene inoltre riconosciuto il diritto all’accesso ai servizi di salute occupazionale, compreso il supporto sanitario e il riconoscimento di indennità specifiche durante focolai infettivi o epidemie. Particolare attenzione è riservata anche alla salute mentale, con il riconoscimento degli effetti psicologici legati all’esposizione a rischi biologici e della connessione tra questi fattori e i cambiamenti climatici e ambientali.

La Convenzione si caratterizza per un’estensione molto ampia del concetto di rischio biologico, che include non solo batteri, virus, funghi e tossine, ma anche agenti genetici e sostanze di origine vegetale o animale con potenziale tossico. I rischi coperti spaziano dalle malattie infettive – come epatiti, HIV e tubercolosi – alle sindromi allergiche, fino alle lesioni provocate da incidenti con esposizione a materiali biologici pericolosi.

La Conferenza ha anche tenuto la sua prima discussione sulla definizione di una normativa sul lavoro dignitoso nell’economia delle piattaforme, un passo importante per migliorare i diritti e le condizioni dei lavoratori delle piattaforme digitali e dimostrare che innovazione tecnologica, protezione ed equità possono convivere. Le norme proposte coprono un’ampia gamma di questioni, tra cui i principi e i diritti fondamentali del lavoro, l’equa retribuzione, la previdenza sociale, la salute e la sicurezza sul lavoro, l’impatto dei sistemi automatizzati sulle condizioni di lavoro e sull’accesso al lavoro, la protezione dei dati personali e della privacy.

Nella medesima occasione, l'Organizzazione ha infine adottato una Risoluzione per ridurre l’informalità e sostenere la transizione verso il lavoro formale. La risoluzione chiede un’azione urgente per migliorare le condizioni di lavoro, estendere la protezione sociale e creare lavoro dignitoso, soprattutto per le persone più colpite dall’informalità.

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